2007-05-14 13:01:36 UTC
Ti rapirono, Venezia, l’ acque infinite
alla terra ch’ ancor si duole.
L’ aspra contesa delle vestigia tue
ti creò.
Figlia di Nettuno,
il pelago glauco t’ insedia,
la dea Cenere ti lambisce, languente.
T’ incatenano i possenti afflati,
respiro di grandioso dio.
Sospesa, costretta,
in te si spande lo spiro di creatura perfetta.
Contesa, amata,esecrata
creatura sublime, di forgia celeste.
Forse castigo della beltade tua,
avernale aura t’ inanella.
Si arrestò la sabbia del tempo
entro trascolorata immobilità.
Forse solo ombra tu sei
ed ombratile divina bellezza rifulgi ai luci
delle umane mortali menti.
E se fosse mendace malia il tuo dolce incanto,
o trista Venezia ?